Cambiamenti climatici: le nuove geografie del vino

Fino a pochi anni fa la produzione del vino in paesi come quelli scandinavi o il Regno Unito poteva sembrare una follia. Le condizioni climatiche di questi luoghi da sempre sono considerate tutto fuorchè ottimali per scommettere sul settore. Negli ultimi tempi però due fattori hanno rimescolato le carte in tavola: da una parte i cambiamenti climatici dall’altra la diffusione delle varietà di viti persistenti. Oggi si contano già centinaia di produttori di vino tra Svezia, Norvegia e Danimarca e nel Regno Unito si prevede che la superficie vitata raddoppierà nei prossimi 10 anni, alimentata dalla domanda delle sue bollicine.
Un fenomeno che appare tutto fuorchÊ provvisorio. Marchi rinomati hanno già provveduto ad impiantare nuove coltivazioni in questi luoghi ed altri ne stanno studiando la fattibilità. Segno che la geografia mondiale del vino sta cambiando perchÊ la viticoltura è una delle attività agricole piÚ suscettibili alle variazioni di temperatura e umidità, tali da modificare notevolmente la geografia enologica, in Italia come altrove.
Lo spostamento dei vigneti piĂš a nord, in termini di latitudine oppure in termini di altitudine sembrano le soluzioni piĂš perseguite dalle cantine per far fronte al caldo estremo che negli ultimi dieci anni ha obbligato spesso ad anticipare le vendemmie – a discapito in qualche caso anche della qualitĂ  – o al maltempo, condito di molta grandine, che in altri casi ha fatto pagare un prezzo caro in vigna.
E da noi, come stanno affrontando le cantine questa situazione?
Abbiamo intervistato a questo proposito Flavio Serina responsabile dell’Area Ricerca e Sviluppo del Consorzio Franciacorta e il direttore del Consorzio vini IGT Valle Camonica Sergio Bonomelli per avere un quadro di come sta affrontando il problema il settore bresciano. Ecco cosa ci hanno risposto.

Quali sono stati i principali cambiamenti climatici che avete osservato negli ultimi anni in Franciacorta e in Valle Camonica? In che modo questi cambiamenti stanno influenzando la produzione di uva e il processo di vinificazione?

Sergio Bonomelli: «Il susseguirsi di eventi climatici “estremi”: molto caldo e siccità nel 2022, molta pioggia nel 2023 e troppo caldo dall’invaiatura (la fase fenologica della maturazione dei frutti ndr) in poi. Questo determina una maggiore difficoltà in campo a produrre uve di alta qualità e inevitabilmente ne risente il processo di vinificazione».

Flavio Serina: «I principali cambiamenti riscontrati sono relativi all’aumento degli accumuli termici, conseguenza dell’aumento delle temperature, che hanno un’influenza diretta sul ciclo vegetativo della vite con un anticipo delle fasi vegetative e della maturazione. In particolare l’anticipo del germogliamento mette più a rischio il vigneto da danni da gelate tardive e la vendemmia che vent’anni fa avveniva a partire mediamente dalla terza settimana di agosto ora avviene spesso nella seconda o anche prima settimana di agosto, momento nel quale le temperature sono mediamente più alte, con conseguenti maggiori problemi di gestione sia della vendemmia stessa che del processo di vinificazione. Le temperature, poi, hanno ovviamente un effetto diretto sul ciclo e comportamento dei parassiti e sui cicli epidemici delle principali malattie. In generale negli ultimi anni sono aumentati gli eventi estremi, gelate primaverili, periodi di siccità prolungati, forti piogge concentrate in poco tempo anziché distribuite nel corso dei mesi».

Come il vostro Consorzio sta affrontando i cambiamenti climatici e l’instabilità meteorologica nella viticoltura? Ci sono nuove pratiche agricole o tecnologie che state adottando per mitigare gli effetti negativi?

Flavio Serina: «Molti sono i progetti in corso che la nostra Denominazione sta percorrendo per contrastare questo fenomeno in collaborazione con Università e Centri di ricerca. La lotta contro il cambiamento climatico deve avere forzatamente un approccio multidisciplinare e agire su più livelli, in modo che la somma dei risultati dei singoli interventi possa avere un effetto significativo. È in corso una valutazione di nuovi portinnesti tolleranti alla siccità (collaborazione iniziata più di 15 anni fa con l’Università di Milano) per limitare le condizioni di stress idrico, tecniche di gestione della chioma e della sua architettura per ridurre gli stress idrici estivi, installazione di reti anti-grandine non solo per la loro efficacia diretta ma anche per valutarne gli effetti indiretti (funzione ombreggiante per ridurre gli stress termici estivi, potenziale attenuazione dei danni provocati dalle gelate primaverili, effetti sulla maturazione e impatto a livello fitosanitario), uso di sistemi d’irrigazione di precisione basati sulla distribuzione dell’acqua a rateo variabile e uso multifunzionale a protezione delle gelate primaverili e degli stress termico-radiativi estivi. In questi anni sono stati svolti studi per la migliore gestione della sostanza organica dei vigneti, che ha un effetto diretto sulla capacità di ritenzione idrica dei suoli e i suoi riflessi sulla biodiversità presente nel vigneto e sulla qualità delle produzioni. A livello di fitopatie il consorzio fornisce bollettini settimanali in cui vengono riportati tutti i monitoraggi effettuati in campo in modo da fornire un supporto alle decisioni per aziende e tecnici del territorio».

Sergio Bonomelli: «Il Consorzio è stato capofila in un progetto di ricerca con l’Università di Milano, dipartimento coltivazioni arboree, denominato Val. So.Vi.Ca. Valorizzazione Sostenibile della Vitivinicoltura Camuna, finanziato da Regione Lombardia nell’ambito della Misura 16.1.01 Gruppi Operativi PEI, che è terminato e ha prodotto la zonazione del comprensorio vitivinicolo della Vallecamonica. I viticoltori hanno quindi nelle mani il libretto delle istruzioni di come progettare un vigneto nuovo, evitando sbagli che emergono dopo alcuni anni, e le indicazioni su come gestire nel modo migliore i propri vigneti. Inoltre il Consorzio IGT Valcamonica è capofila in un altro progetto di ricerca, sempre finanziato da Regione Lombardia e sempre con partner scientifico l’Università degli Studi di Milano, denominato Vitaval Vitigni Tolleranti Studio Adattamento e Valorizzazione in Lombardia, in cui si va a studiare in campo ed a livello enologico i vitigni (piwi) cosiddetti tolleranti ai maggiori funghi che attaccano la vite. Lo studio deriva dal fatto che c’è molto interesse verso questi vitigni, ma non esiste letteratura in merito, si vuole quindi dare un manuale d’uso di questi vitigni. Il progetto è su tutta la Lombardia, infatti aderiscono 10 aziende vitivinicole sparse sul territorio regionale».

Quali varietĂ  di uva stanno dimostrando maggiore resilienza ai cambiamenti climatici nella vostra zona? Stanno emergendo nuove varietĂ  o sottovarietĂ  che si adattano meglio alle condizioni attuali?

Flavio Serina: «Il Consorzio dal 2003, primo anno in cui la vendemmia è iniziata prima di Ferragosto e che ha dato un forte segnale di discontinuità rispetto agli anni precedenti, ha iniziato un lavoro di esplorazione varietale per capire se ci fossero altre varietà oltre a quelle previste all’ora dal disciplinare (Chardonnay, Pinot nero e Pinot bianco) che potessero aiutare a contrastare il cambiamento climatico mantenendo l’elevato livello qualitativo indispensabile per il nostro prodotto. Questo lavoro ha portato alla riscoperta di un vitigno autoctono l’Erbamat che è stato introdotto nel disciplinare del Franciacorta nel 2017. Un vitigno caratterizzato da: maturazione tardiva, basso accumulo zuccherino, buona resistenza alla siccità, elevata capacità di mantenimento dell’acidità, caratteristiche che un tempo
l’hanno escluso da una coltivazione diffusa e che ora sono diventate risorse importanti. Su questa varietà sono in corso due progetti: uno di selezione clonale che ha portato quest’anno all’iscrizione dei primi due cloni nel registro nazionale delle varietà e un progetto di miglioramento genetico tramite incroci e autofecondazioni, anche con varietà resistenti, con l’obbiettivo di ottenere una nuova varietà che mantenga le peculiarità del genitore migliorandone però le caratteristiche sia agronomiche che di vinificazione».

di Eugenio Ravarini

Fotografie Matteo Marioli

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