Chiacchiere in cucina con Charlie Cinelli

«Ricordo che la nonna Maria preparava le mereconde in padella, con ingredienti di recupero, come si faceva una volta, mentre la nonna Rosi, la mamma di mio padre, ne faceva una versione un po’ più rustica. Preparava i gnoc con pangrattato e poco altro ancora».

Tu le aiutavi?
«No, ero troppo piccolo e i bambini sono sempre un po’ di impaccio in cucina, però mi piaceva guardarle lavorare e soprattutto mangiare questi piatti. Erano così saporiti nonostante la povertà degli ingredienti».

Il gusto della tradizione per Charlie Cinelli, il re del vernacolo in musica, nato a Sarezzo classe 1958, ha il sapore
della gastronomia del territorio valtrumplino e questo ci ha permesso di riscoprire un piatto antico quasi dimenticato: le mereconde, una sorta di malfatto in salsa bresciana. Da non confondersi con le simili mariconde che vengono servite invece in brodo.
Abbiamo chiesto a Charlie Cinelli di regalarci una sua ricetta di famiglia. L’entusiasmo con cui ha accettato ci ha fatto venire voglia di preparare insieme dal vivo le sue mereconde.
L’ispirazione per questa preparazione è nata da un desiderio di preservare le radici gastronomiche del nostro territorio e il nostro ospite ha deciso di condividere con noi la sua ricetta. Così facendo abbiamo anche scoperto che, nonostante dica di non saper cucinare, il poliedrico talento di Charlie Cinelli non si ferma alla musica, ma si estende anche al mondo culinario, rivelando un lato inaspettato del suo genio creativo. Oltre alle straordinarie doti musicali che hanno attraversato generi e continenti, ha sorpreso tutti rivelando un talento virtuoso anche tra i fornelli (il podcast dell’intervista a questo link).

Musica e cibo, due elementi che, se ben combinati, possono creare un’esperienza multisensoriale memorabile.
«Sai, la musica e la cucina si somigliano un po’ – ci spiega mentre inizia a prendere confidenza con la nostra attrezzatura preparando gli ingredienti. – Le ricette sono come le partiture, un insieme di ingredienti che vanno rispettati e combinati nella giusta sequenza per creare un buon piatto. E lo stesso vale per la musica, con le note che seguono uno spartito e si combinano a piacere».

Hai ragione – gli dico – ma credo che in entrambi i casi, l’esecuzione sia fondamentale.
«Sì, puoi avere la migliore ricetta o uno spartito perfetto, ma l’importante è come vengono eseguiti. Anche in cucina, se non hai mai fatto qualcosa, devi guardare, imparare e poi metterlo in pratica, ad esempio, guardavo sempre mia nonna mentre creava i suoi piatti».

Quindi, sia in musica che in cucina, la pratica è fondamentale?
«Assolutamente. È l’esecuzione che trasforma le note in melodie e gli ingredienti in piatti deliziosi. Ecco perché, alla fine, è la passione e l’impegno che rendono unici sia un brano musicale sia un piatto cucinato con amore».

Troverete l’intervista integrale sul numero 114 di Vini & Cucina Bresciana in edicola.

di Carola Fiora

Fotografie Matteo Marioli

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