Museo Martino Dolci

Brescia si dota di un nuovo Museo destinato a valorizzare le esperienze artistiche e culturali del novecento locale e promuovere giovani artisti bresciani.
Grazie ad un patto di collaborazione con il Comune di Brescia la Fondazione Dolci ha ottenuto la gestione di parte della Cascina Aurora e delle aree connesse per insediare il Museo dedicato al pittore Martino Dolci (1912-1994) di cui la fondazione possiede centinaia di opere.
Il Museo ha caratteristiche di esposizione permanente al piano terra con ingresso gratuito e sede della Fondazione, luogo di studio e consultazione, al primo piano. Nella corte, dominata dai due silos che attestano la vocazione agricola del luogo, decorati dagli affreschi di Oscar Di Prata (1910- 2006) restaurati e riportati alla piena visione da un attento restauro voluto dalla Fondazione Dolci, si svolgono incontri culturali di vario tipo, conferenze, proiezioni di audiovisivi, esposizioni temporanee di sculture, con particolare attenzione alla promozione culturale del quartiere carente di occasioni in questo ambito.

La nascita della Fondazione

La Fondazione è nata nel 2004 per iniziativa della signora Angiolina Bettoni (1933 -2010) vedova del fratello di Martino Dolci, Giovanni Dolci (1926-2003) che ha coinvolto il pittore Eugenio Busi, amico dell’artista e fondatore sin dal 1982 dell’Associazione artisti di San Faustino successivamente trasformata in Associazione Martino Dolci. La Fondazione, di cui Angiolina Bettoni sarà presidente sino al 2010 e che vede partecipi anche Antonio Maggi e Giovanni Marchina, viene costituita come Ente morale senza fini di lucro per onorare la memoria di Martino e Giovanni Dolci, promuovere la creatività artistica dell’ambiente bresciano e favorire l’amore per l’arte nei giovani a cui viene destinato sin dalla costituzione un premio annuale da utilizzare per arricchire la propria formazione artistica e culturale. Il premio intende replicare il mecenatismo del novecento che con vari legati e donazioni di illuminati imprenditori e collezionisti d’arte aveva permesso a diversi artisti bresciani, ed anche a Martino Dolci che vinse il legato Brozzoni, di accedere ad accademie, effettuare viaggi di studio, arricchire il proprio bagaglio artistico. Ancora oggi la Fondazione assegna ad un giovane artista bresciano un premio nel Concorso nazionale d’arte del Comune di Sarezzo.

La sede del museo

Cascina Aurora, nel quartiere popolare di edilizia agevolata di San Polo, è stata rigenerata ed adattata con un radicale intervento manutentivo attuato negli ultimi due anni a cura della fondazione, che ha comportato l’adeguamento della struttura ad accogliere il museo, realizzato un corretto impianto di illuminazione e diffusione sonora, installato un impianto di allarme e di videosorveglianza.
Inoltre il museo è stato dotato di una postazione studio con impianto digitale touchscreen full HD 43 pollici con cui è possibile accedere all’intero corpus delle opere catalogate dalla fondazione e approfondire la figura di Martino Dolci.
Per il progetto del museo, la fondazione si è avvalsa della collaborazione di Rinaldo Turati, docente di design della decorazione e architettura di interni, presso l’Accademia Laba di Brescia, per l’organizzazione degli spazi interni dell’Arch. Marco Frusca, docente di metodologia della progettazione presso l’Accademia Santa Giulia di Brescia, per la progettazione spazi esterni e della pensilina realizzata dall’azienda bresciana ItalMesh.

Le pubblicazioni e la memoria storica

Ne è uscito un moderno gradevole piccolo museo che in coordinamento con il Comune di Brescia vedrà affiancare all’esposizione permanente delle opere di Martino Dolci, mostre temporanee di altri artisti bresciani e rassegne tematiche ad accompagnare la sezione delle pubblicazioni monografiche.
La Fondazione, proseguendo il lavoro iniziato dall’associazione sciolta nel 2015, ha realizzato nel corso degli ultimi vent’anni 23 monografie dedicate agli artisti bresciani del novecento di cui ha curato la pubblicazione catalogando opere, raccogliendo testi e contributi di storici e critici d’arte, mettendo in luce la personalità di ogni artista. L’ultima, la cui pubblicazione è contemporanea alla inaugurazione del museo, è dedicata a Martino Dolci: “il personaggio, il pittore, il museo”, di cui vengono illustrate le 207 opere di proprietà della Fondazione. La Fondazione ha costituito anche il catalogo generale delle opere, con attualmente circa seicento opere censite, per il cui completamento rivolge un invito ai possessori a rivolgersi ai propri uffici per l’inserimento e il riconoscimento a titolo gratuito dell’opera.
Un lavoro prezioso che trova origine nel vivace clima culturale della seconda metà del secolo scorso a Brescia dove erano attive una ventina di gallerie d’arte che rendevano fertile l’ambiente artistico. Ogni stagione registrava mostre periodiche, con cadenza ogni due o tre settimane, dei numerosi artisti attivi sia nell’ambito della pittura tradizionale di paesaggio e figura, prevalentemente legati alla corrente impressionista, che nelle nuove tendenze moderniste in ambito astratto e concettuale praticate da diversi giovani artisti con esponenti che hanno travalicato i ristretti ambiti provinciali.
Di questo mondo la Fondazione si è resa custode e testimone salvaguardandone la memoria con l’opera di studio e catalogazione al fine di valorizzare esperienze, storie e vicende che rischiavano di andare perdute. Grazie al sostegno di numerosi sostenitori privati, una quarantina di aziende ed enti finanziatori, ed ai contributi reperiti da bandi pubblici, integrati da donazioni di collezionisti ed eredi che hanno disposto lasciti di opere, la Fondazione ha potuto realizzare il Museo che arricchisce il panorama culturale cittadino e che permette la conoscenza del novecento artistico bresciano.
Fra le ultime donazioni la collezione Ronconi, quella della famiglia Ernesto Rizzini, la collezione Ermes Pasini e le sculture di Angelo Faustini i cui eredi hanno destinato alla fondazione Dolci una trentina di opere che vengono esposte nella corte del Museo, e un nutrito gruppo di opere di Gian Battista Bertelli, donate dal figlio Aldo, di cui verrà realizzata in corso d’anno una mostra con contestuale pubblicazione di una nuova monografia.

La vita di Martino Dolci

Conoscere la storia dei pittori bresciani del novecento è anche un poco conoscere la realtà sociale che li ha visti protagonisti. Per molti di loro, e Martino tra questi, è stata davvero un’avventura che li ha visti nascere poveri e vivere sovente in ristrettezze. Del resto la povertà di mezzi era condizione comune per la gran parte della popolazione. Così come l’essere nati e vissuti nel popolare quartiere del Carmine e dintorni, con accesso precario alla formazione scolastica, magari frequentando quelle scuole nel Castello di Brescia istituite dalla pubblica amministrazione sotto l’egida di scuola aperta e solare ma in realtà realizzate per confinarvi i figli della popolazione povera cittadina.
Anche Martino visse queste esperienze e l’apprendimento del disegno e della pittura lo acquisì negli studi dei pittori e nelle scuole di nudo avviate da alcuni di loro. Il riscatto venne con il tempo, a partire dal secondo dopoguerra quando la rinascita economica permise di estendere la platea degli acquirenti, conquistando attenzione e stima fra gli amanti dell’arte e i collezionisti.
È a partire dagli anni sessanta che le opere di Martino Dolci trovano un fiorente mercato e il pittore otterrà una gratificante floridezza economica. Nel contempo verrà la riconoscibilità della Brescia popolare, il verace saluto quotidiano di negozianti e ambulanti incrociati nelle ordinarie passeggiate tra vicoli e osterie, l’omaggio della intellettualità che vede nelle sue opere la sincera immagine di un mondo che va scomparendo.

Le sue opere

Nel Museo sono esposte oltre quaranta opere che descrivono l’evoluzione della sua espressione artistica, dai singolari tratti primitivi e di forte virilità formale, nelle quali traspare la passione per la pittura en plain air tra i Ronchi, Montisola e il lago di Garda, tra nature morte da studio che cromaticamente chiamano l’esterno, tra espressivi autoritratti e soggetti amati come il gatto di casa.
Una realtĂ  insolita nel sistema museale cittadino che costituisce strumento indispensabile per conoscere e comprendere la rigogliosa stagione artistica del novecento bresciano che ha visto protagonisti un centinaio di pittori, scultori, affreschisti che ne hanno arricchito il panorama culturale.
Un museo che merita una visita, fuori dal circuito del centro, ma facilmente raggiungibile con metropolitana fermata San Polo Parco o con il bus linea n° 16, che funge da promotore culturale nel quartiere popolare di San Polo in Via Raffaello 163, retto unicamente dalla disinteressata passione di un Consiglio di amministrazione formato da Eugenio Busi presidente e dai consiglieri Antonio Maggi, Giovanni Marchina, Ermes Pasini, Giacomo Busi.

di Silvano Nember

Fotografie Matteo Marioli

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